Questa è una lettera scriita, a una mia corrispondente, dove leillustro le mie sensazioni della mia prima convocazione in serie A. Credo che siano uguali amolti giocatori che giovani hanno esordito nella serie A di tutti i tempi. Se vi interessa leggere le altre lettere ( non parlano tutte di rugby) potete leggere su http://lordmec.spaces.live.com
Ciao Flavia,
In questa lettera ti voglio raccontare una storia, quelle che potrebbero ispirare quei film fatti da successo per sudore e impegno. Da più di una settimana cerco di scriverti questa lettera, un po’ per colpa del computer che non funziona, un po’ perché ho cercato di cercato di scrivere tutto ciò a mente fredda, ma mi è stato difficile. Sono stato affetto da euforia fino a martedì pomeriggio. Mentre ti scrivo è una settimana fa ero già da un ora sul pulman che mi portava verso il Tre Fontane a Roma.
Per raccontarti il mio 12 aprile 2008, bisogna fare però un salto indietro di un anno e sette mesi, quando ho iniziato a giocare a rugby. Reiniziato, perché le mie esperienze con la palla ovale si limitavano, a fugaci allenamenti e partite estive in Inghilterra e una preparazione fatta con il Quarto circolo IV, un under 15 di Benevento, mentre io ero già Under 17. L’occasione di ricominciare me l’ha data, una mail scritta dal Marketing del Benevento Rugby, Giovanni Severini, che mi chiedeva se volevo iniziare a scrivere per il sito della squadra, tentennai un po’ ma poi accettai. La mia prima prova da giornalista andò bene come la squadra che vinse 47 a 0 contro l’Avezzano. Più andava avanti il campionato di serie A, più in me nasceva il desiderio di giocare, l’occasione mi è stata data dalla seconda squadra del Benevento, che poteva farmi conciliare lo studio della medicina, con questa passione. Così decisi di iniziare, i primi allenamenti erano faticosi, tanti anni di pancia fatta sui libri, si sentiva, ce ne è voluto di tempo per riacquistare la forma e soprattutto la tecnica. La mia prima partita la giocai il 28 ottobre contro I Wasps Stabia, giocai 20 minuti a risultato acquisito vincemmo per 43 a 5 quella partita. Per lamia prima partita da titolare dovetti aspettare sette mesi l’occasione me la diede la partita contro la Partenope, dove sfoderai la mia migliore individualità il placcaggio, placcai tutto anche l’erba e presi il titolo di man of the match. Ma di mete l’anno scorso neanche a parlarne.
Altra storia invece questo anno, già da agosto mi stavo preparando sia fisicamente che tecnicamente a casa, per la stagione che doveva venire, pensavo che sarebbe stata una grande stagione, per tutto il movimento del Benevento Rugby, ma soprattutto mi sarei tolto qualche soddisfazione personale. La preparazione inizia bene, questo anno nel farmi diventare un campione ci stanno provando Francesco Furno e Francesco de Nigris, l’anno scorso hanno sgrezzato ”il diamante” Pasquale Cavuoto, Luigi “ Gigggione” Donisi. Devo dire che questo anno sono stato in grado di Competere almeno fisicamente con i ragazzi della prima squadra. Gli allenamenti si sono fatti più duri sotto il francese, ogni martedì e mercoledì facciamo contatto. Memorabili sono state le side per un periodo fra me e Santiago Padrò, non per credermela ma qualche volta sono uscito io vincitore. La mia carriera di giornalista, ha subito una svolta, ho avuto una promozione, sono diventato anche telecronista su una emittente regionale, Tv7. sfortunatamente il campionato di A1 non sta andandomolto bene ora siamo penultimi matematicamente retrocessi, domani c’è l’Alghero dobbiamo vincere, per avere più possibilità di vincere lo spareggio per restare in serie A2 e non sprofondare nella B. Molti miei compagni di squadra hanno avuto l’onore di indossare la maglia della prima squadra lungo l’arco di questa stagione. Un po’ in me c’era invidia, ma tanta voglia di provare a me stesso che ce la potevo fare, così ho intensificato i miei allenamenti spronato da De Nigris e dal mio capitano Antonio Tornusciolo, che mi dicono sempre:<< Meccariè se ta allien può fa a seiere A>>.
Così venne il giorno della telefonata più bella da me ricevuta, erano le tre del pomeriggio ero in macchina al cellulare stavo quasi a casa, percorrevo la solita strada che si butta fra campi dove ci sono alberi da frutta tutti in fiore, è uno spettacolo sempre gradito, quando toni dall’ospedale, dopo 6 ore fra Cardiologia e Malattie Infettive. La telefonata dice, domani sabato 11 fatti trovare alle 9 al campo che parti con la serie A per Roma. Flavia, penso che anche tu consoci la sensazione di stupore, a una notizia a cui non vuoi credervi? Tutta la giornata sono stato sospeso fra incredulità ed eccitazione. Ma alcune volte i sogni spariscono presto così sola sera che se recupera un mio compagno di squadra andrà lui in panchina e non io. Un po’ di tristezza aleggiava nei miei occhi, ma un po’di speranza è rimasta. Così la mattina del 12 aprile mi alzo presto alle sei per prendere il pulman per Benevento, borsone a seguito sotto la pioggia mi incammino, verso il campo, aspetto circa un oretta l’arrivo di tutti, mi distraggo leggendo il libro di Chirurgia Toracica. Per tutoli tragitto del pulman mi sono messo a pensare, quante cose si possono fare sacrificandosi. Penso che ne è valsa la pena farmi per quasi due anni 32km all’andata e al ritorno, per andare da casa a Benevento ad allenarmi,pensavo a quanti allenamenti sotto al pioggia, a quanti sanguinamenti di naso, quanti rimproveri ho dovuto fare o ho avuto. Ma alla fine c’è l’ho fatta ero li nel pulman con persone che giocano il Rugby da sempre, che lo giocano a uno dei livelli più alti in Italia, che comete si sacrificano per farlo. Non so se puoi immaginare quanta gioia, a ricordarmi ho il viaggio di andata verso il Tre Fontane. Si arriva al campo e so che andrò in tribuna, la cosa non mi turba come avrei pensato. Siedo in tribuna con il Professor Ascatini , Marco e Daniela Petrone, a quali si sono aggiunte le cugine americane, che stavano facendo le proprie vacanze romane. La partita finisce male per noi 43 a 10. E’ stata un po’ il sunto della nostra stagione, incapaci di reagire di fronte le difficoltà. Vedere un simbolo del nostro rugby come Gerardo Polizia a terra, con la spalla lussata dopo aver segnato la meta fa un po’ di impressione, forse questa è l’immagine che rende più di tutte l’idea del campionato di questo anno. Del ritorno a casa non mi ricordo niente, ho dormito solo,mi sono stancato di emozioni…
In attesa della tua risposta
Luigi
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La mia prima convocazione in serie A
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