Storia del campionato italiano e del super 10
Moderatore: Emy77
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
E' il 1965 e mia nonna Nena capisce che il suo autunno sta finendo: un inverno rapido e pietoso ghiaccerà i suoi sentieri. Chiede a mio padre di prendere una casa in campagna, è stanca "di semafori e città", non vuole l'ultimo giorno a Genova, una città che le ha dato tanto, ma che lei ha sempre avvertito distante da sé, lei piemontese precipitata un pugno di chilometri più a sud alla fine della guerra, per trovare lavoro e dignità. E pazienza se la campagna degli eventi finali non è quella dolce di vigne della sua infanzia astigiana, va bene anche un paesaggio aspro di muretti a secco ed ulivi, di roveri e castagni.
Mio padre ora può permettersela quella casa, che dovrebbe essere per i borghesi fine settimana e le vacanze e che invece diventerà il santuario del cuore, buona per tutte le ore di tutte le stagioni. Ma deve fare in fretta, legge la stanchezza negli occhi di sua madre.
Il Secolo XIX, il più diffuso quotidiano genovese, alla domenica pubblica pagine e pagine di annunci ed offerte, in tanti si sentono più ricchi e vogliono quello che nella povera Italia di appena dieci anni prima potevano solo sognare. Scorrendo le voci ad un certo punto sobbalza: una casa di campagna è in vendita ad un prezzo stracciato ad Uscio, un paesino conficcato sulle colline alle spalle di Recco, che in quegli anni assurge agli onori del mondo grazie alla Pro Recco, la mitica squadra di pallanuoto, la squadra del Caimano, il totem, la leggenda, Eraldo Pizzo.
Mio padre salta sulla sua Alfa Romeo e risale la valle: vuole capire se dietro ad un apparente affare si nasconde un tranello, si cela un inganno.
Mio padre ora può permettersela quella casa, che dovrebbe essere per i borghesi fine settimana e le vacanze e che invece diventerà il santuario del cuore, buona per tutte le ore di tutte le stagioni. Ma deve fare in fretta, legge la stanchezza negli occhi di sua madre.
Il Secolo XIX, il più diffuso quotidiano genovese, alla domenica pubblica pagine e pagine di annunci ed offerte, in tanti si sentono più ricchi e vogliono quello che nella povera Italia di appena dieci anni prima potevano solo sognare. Scorrendo le voci ad un certo punto sobbalza: una casa di campagna è in vendita ad un prezzo stracciato ad Uscio, un paesino conficcato sulle colline alle spalle di Recco, che in quegli anni assurge agli onori del mondo grazie alla Pro Recco, la mitica squadra di pallanuoto, la squadra del Caimano, il totem, la leggenda, Eraldo Pizzo.
Mio padre salta sulla sua Alfa Romeo e risale la valle: vuole capire se dietro ad un apparente affare si nasconde un tranello, si cela un inganno.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Quando arriva scopre che nessun demone infingardo è in agguato: trova solo una famiglia numerosa e triste, un residuo contadino patriarcale in un contesto e in un tempo ormai volti alla modernità industriale. Sono tra gli ultimi, in paese, a vivere solo di quel poco che garantisce la terra, tra gli ultimi a riportare sulle carte d'identità Il sostantivo "agricoltore" alla voce "professione". Saranno gli ultimi ad emigrare, scheggia addolorata di un passato che sembra remoto e che invece è ancora prossimo. Hanno parenti che gli attendono negli Stati Uniti, se ricordo bene nello stato di New York, contea di Erie. Forse i figli, qualche stagione dopo, completeranno il processo d'integrazione ed inserimento andando a vedere, nel palazzo dello sport di Buffalo, Bob McAdoo, stella dei Buffalo Braves, prima che il grande Bob approdi a Los Angeles e poi a Milano, allenato da Dan Peterson ed idolatrato dai tifosi. Chissà: quello che è certo, in quel 1965, è il desiderio di andare via il più in fretta possibile. Hanno già venduto tutti gli animali, ora possono cedere la casa, che fino a qualche mese prima nessuno voleva perché troppo imbriccata, non servita da strade carrabili ma solo da un sentierino disagevole e che invece ora, grazie ad una striscia sterrata che anime buone hanno il coraggio di definire strada è comunque raggiungibile dalle auto e quindi appetibile a dei compratori. L'affare si conclude in pochi minuti: mio padre ha la casa (tutta da risistemare) per la madre, loro il denaro necessario per partire. Lasciano a dolce ricordo della propria presenza gli ulivi e filari di bianchetta, uva fragola, moscato. E gli attrezzi, memorie rugginose: falci, zappe, vanghe che nessuno in zona ha voluto, perché ormai solo i vecchi si occupano della campagna. I figli, di famiglie sempre meno numerose, sempre più microcellulari, lavorano all'Italsider, all'Ansaldo, all'Enel, nelle ferrovie, ovunque tranne che nei campi. L'Italia sta cambiando o è già cambiata e queste modifiche di assetti strutturali spiegano, in parte, il declino dell Fiamme Oro Padova, sezione rugby.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
"... dei parenti che LI attendono", ehm...
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Mamma mia Grun, che bellezza leggerti ...
"I think It's time ..." (Raphaël Ibañez)
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Ciao GRUN, non penserai mica che ci siamo dimenticati di te e del tuo amico Oblomov, vero?
Ti auguro ogni bene.

Ti auguro ogni bene.
Grazie al cielo l'hanno inventato a Rugby e non a Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch!
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Grazie Ayr, è bello sapere che qualcuno si ricorda di me e del vecchio Oblomov. Magari nei prossimi giorni, adducendo scuse implausibili, allontanerò quell'anziano capriccioso proprietario terriero ed il suo fido accidioso servitore Zachar, accampati da tempo nelle mie stanze interiori, e troverò il tempo di scrivere...
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Ciao GRUN,
ho letto i tuoi post.... a prescindere dal Rugby (post sulla nonna) devo dire che sei veramente incredibile...complimenti.
Sono Ligure vicino GE quando hai tempo/voglia continui a raccontare la storia del rugby Ligure?
ciao e ancora complimenti!!!!!!!!!
Alberto
ho letto i tuoi post.... a prescindere dal Rugby (post sulla nonna) devo dire che sei veramente incredibile...complimenti.
Sono Ligure vicino GE quando hai tempo/voglia continui a raccontare la storia del rugby Ligure?
ciao e ancora complimenti!!!!!!!!!
Alberto
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Grazie Alberto, sei molto gentile.
Vedremo che fare...
Vedremo che fare...
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Nella controversa Italia degli anni cinquanta che vede nascere, crescere ed affermarsi le Fiamme Oro, un cagnolino condivide la decadenza, la tristezza, la miseria del suo padrone. Si chiama Flaik, è il poco fortunato amico di Umberto D., il pensionato svuotato di energie vitali protagonista dell'omonimo magnifico film di Vittorio De Sica. Flaik col cappello in bocca che cerca d'indurre i passanti di una Roma cinica e distratta a quattro lire di elemosina resta nella memoria e continua a commuoverci.
Ma negli stessi giorni un altro cane, ben nutrito, reattivo e tracotante occupa il campo visivo degli italiani e poi si conficca per sempre nel loro immaginario. E' un cane talmente esuberante ed esorbitante da avere non quattro, ma sei zampe, sputa fuoco e si staglia nero su uno sfondo giallo: è il cane che si costituisce come soggetto del logo dell'Agip e poi dell'Eni, l'ente nazionale idrocarburi fondato nel 1953. Mattei e quel simbolo incarnano un'Italia imprenditoriale, impregnata di spirito d'iniziativa e spregiudicatezza, ansiosa di autonomie però gravida di antinomie.
Fame e miseria, capitalismo d'assalto e nuovi sensi di grandezza, candele nelle chiese e fiamme di raffinerie alte verso il cielo, galline che razzolano nei cortili e stridore di lamiere, sentieri di terra battuta ad attraversare campagne immote ed autostrade voraci e gigantesche ad incidere i paesaggi. Città che crescono disordinate e scomposte, persone che continuano ad emigrare e persone che cominciano a stare meglio.
In quei contesti prestare due anni di servizio nella polizia di stato non sembra a molti così disdicevole, perché comunque il pane viene ancora prima delle rose. E poi, dato da tenere in debita considerazione, quel decennio segna il declino del paradigma antifascista, con conseguente maggiore affermazione ed accettazione di tutte le espressioni delle istituzioni.
Ma negli stessi giorni un altro cane, ben nutrito, reattivo e tracotante occupa il campo visivo degli italiani e poi si conficca per sempre nel loro immaginario. E' un cane talmente esuberante ed esorbitante da avere non quattro, ma sei zampe, sputa fuoco e si staglia nero su uno sfondo giallo: è il cane che si costituisce come soggetto del logo dell'Agip e poi dell'Eni, l'ente nazionale idrocarburi fondato nel 1953. Mattei e quel simbolo incarnano un'Italia imprenditoriale, impregnata di spirito d'iniziativa e spregiudicatezza, ansiosa di autonomie però gravida di antinomie.
Fame e miseria, capitalismo d'assalto e nuovi sensi di grandezza, candele nelle chiese e fiamme di raffinerie alte verso il cielo, galline che razzolano nei cortili e stridore di lamiere, sentieri di terra battuta ad attraversare campagne immote ed autostrade voraci e gigantesche ad incidere i paesaggi. Città che crescono disordinate e scomposte, persone che continuano ad emigrare e persone che cominciano a stare meglio.
In quei contesti prestare due anni di servizio nella polizia di stato non sembra a molti così disdicevole, perché comunque il pane viene ancora prima delle rose. E poi, dato da tenere in debita considerazione, quel decennio segna il declino del paradigma antifascista, con conseguente maggiore affermazione ed accettazione di tutte le espressioni delle istituzioni.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
....e quindi?.... Animo, vecchietto, mica vorrai far passare un mese tra un paragrafo e l'altro!!!!! Se continui così, faccio in tempo a leggerti da pensionato!!! (cioè tra.... aspetta.... ommmiodddio!!!)
And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We’ve been on this shift too long.
And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We can reach our destination, but were still a ways away
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Non vi piacciono i tempi dilatati, le slow motions, eeeehhhhh?
Dai, cercherò di ritornare più tardi sull'argomento.
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Ehi, non dategli fastidio che si deve concentrare... e se poi gli fate perdere il filo del discorso per rispondervi...nambereit ha scritto:....e quindi?.... Animo, vecchietto, mica vorrai far passare un mese tra un paragrafo e l'altro!!!!! Se continui così, faccio in tempo a leggerti da pensionato!!! (cioè tra.... aspetta.... ommmiodddio!!!)

Grazie al cielo l'hanno inventato a Rugby e non a Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch!
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Ve possino...ayr ha scritto:Ehi, non dategli fastidio che si deve concentrare... e se poi gli fate perdere il filo del discorso per rispondervi...nambereit ha scritto:....e quindi?.... Animo, vecchietto, mica vorrai far passare un mese tra un paragrafo e l'altro!!!!! Se continui così, faccio in tempo a leggerti da pensionato!!! (cioè tra.... aspetta.... ommmiodddio!!!)
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
...e tu non ti distrarre ad ogni ronzio di mosca!...GRUN ha scritto: Ve possino...

Grazie al cielo l'hanno inventato a Rugby e non a Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch!
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Re: Storia del campionato italiano e del super 10
Per comprendere la crisi del paradigma antifascista si possono utilizzare fonti e dati interessanti ed indicativi: il sommario Istat, citato da Guido Crainz in "Storia del miracolo italiano" (Donzelli) e già utilizzato da G. Romagnoli per "La sindacalizzazione tra ideologia e pratica" (Edizioni Lavoro, Roma, 1980), attesta che gli iscritti alla CGIL nel 1950 sono 1.928.875. Scendono a 1.565.255 nel 1953 e toccano il minimo storico nel 1959, con 797.661, per poi risalire a partire dal 1960, con 807.779 fino a risuperare il milione di unità nel 1963.
I lavoratori occupati nel settore industriale sono 4.556.000 nel 1950: tredici anni dopo se ne conteranno 6.684.000. In relazione a queste statistiche risultano impressionanti i dati afferenti al numero di scioperanti di questo comparto e le ore di sciopero: nel 1950 si contano 2.366.000 scioperanti e 59.423.000 ore di sciopero. Nel 1958 saranno rispettivamente 721.000 e 14.381.000, per risalire esponenzialmente nei primi anni sessanta (1.587.00 scioperanti nel 1962 e 126.723.000 ore di sciopero).
Altri numeri si potrebbero trascrivere ad indicare l'assopimento delle forze sociali e politiche riconducibili alla sinistra ed il successo indiscutibile del centrismo e della Democrazia Cristiana negli anni cinquanta. Non si dimentichi il crollo di credibilità che attanaglia il Pci dopo i fatti di Polonia ed Ungheria, capaci di determinare crisi di fede e coscienza
in molti militanti, fino a quel momento organici ed allineati al partito. In "1956", la sua canzone più scopertamente e solarmente autobiografica, contenuta in "De Gregori", album del 1978, Francesco nazionale canta: -...mi ricordo le fotografie dei carri armati/ io passavo i pomeriggi a ritagliarle/ a incollarle sopra pezzi di cartone/ un bambino un bambino... e tutto mi sembrava andasse bene". I carri armati effigiati nelle foto dei giornali sono quelli feroci e crudeli dell'esercito sovietico, che invade Budapest, porta la morte e riduce al silenzio chi aveva manifestato per il cambiamento. Imre Nagy, già primo primo ministro e poi a capo della rivolta, paga il suo ruolo ed il suo desiderio di aperture ad occidente, con la vita. Palmiro Togliatti, in una tribuna politica trasmessa dalla Rai qualche mese dopo i fatti di Budapest, giustifica l'esecuzione capitale di Imre Nagy, stigmatizzandone la disobbedienza alla linea stabilita da Mosca. No, non tutto mi sembrava andasse bene. Per quello che concerne la storia del rugby italiano, questi fenomeni, insieme a tutti gli altri ai quali abbiamo fatto cenno in precedenza o che abbiamo analizzato in modo più esteso, contribuiscono a creare un clima favorevole all'affermazione delle Fiamme Oro.
Poi, con il nuovo decennio, una cesura si determina, l'Italia cambia di nuovo in tempi rapidissimi ed in profondità, la Polizia e le istituzioni si alienano la fiducia di ampie aree della popolazione e anche le Fiamme Oro ne risentono.
Qualcosa succede, qualcosa purtroppo succede, a Genova, a Reggio Emilia ed in altre città.
I lavoratori occupati nel settore industriale sono 4.556.000 nel 1950: tredici anni dopo se ne conteranno 6.684.000. In relazione a queste statistiche risultano impressionanti i dati afferenti al numero di scioperanti di questo comparto e le ore di sciopero: nel 1950 si contano 2.366.000 scioperanti e 59.423.000 ore di sciopero. Nel 1958 saranno rispettivamente 721.000 e 14.381.000, per risalire esponenzialmente nei primi anni sessanta (1.587.00 scioperanti nel 1962 e 126.723.000 ore di sciopero).
Altri numeri si potrebbero trascrivere ad indicare l'assopimento delle forze sociali e politiche riconducibili alla sinistra ed il successo indiscutibile del centrismo e della Democrazia Cristiana negli anni cinquanta. Non si dimentichi il crollo di credibilità che attanaglia il Pci dopo i fatti di Polonia ed Ungheria, capaci di determinare crisi di fede e coscienza
in molti militanti, fino a quel momento organici ed allineati al partito. In "1956", la sua canzone più scopertamente e solarmente autobiografica, contenuta in "De Gregori", album del 1978, Francesco nazionale canta: -...mi ricordo le fotografie dei carri armati/ io passavo i pomeriggi a ritagliarle/ a incollarle sopra pezzi di cartone/ un bambino un bambino... e tutto mi sembrava andasse bene". I carri armati effigiati nelle foto dei giornali sono quelli feroci e crudeli dell'esercito sovietico, che invade Budapest, porta la morte e riduce al silenzio chi aveva manifestato per il cambiamento. Imre Nagy, già primo primo ministro e poi a capo della rivolta, paga il suo ruolo ed il suo desiderio di aperture ad occidente, con la vita. Palmiro Togliatti, in una tribuna politica trasmessa dalla Rai qualche mese dopo i fatti di Budapest, giustifica l'esecuzione capitale di Imre Nagy, stigmatizzandone la disobbedienza alla linea stabilita da Mosca. No, non tutto mi sembrava andasse bene. Per quello che concerne la storia del rugby italiano, questi fenomeni, insieme a tutti gli altri ai quali abbiamo fatto cenno in precedenza o che abbiamo analizzato in modo più esteso, contribuiscono a creare un clima favorevole all'affermazione delle Fiamme Oro.
Poi, con il nuovo decennio, una cesura si determina, l'Italia cambia di nuovo in tempi rapidissimi ed in profondità, la Polizia e le istituzioni si alienano la fiducia di ampie aree della popolazione e anche le Fiamme Oro ne risentono.
Qualcosa succede, qualcosa purtroppo succede, a Genova, a Reggio Emilia ed in altre città.