Per me, conclusione a parte, è un ragionamento che può essere plausibile.Italos ha scritto:@JPR:
Ti racconto una storia interessante. Nelle orchestre classiche, c'è una significativa maggioranza di uomini, in un campo in cui la differente costituzione non dovrebbe provocare un vantaggio.
Al suggerimento di bias da parte dei selezionatori, ovviamente si è alzato un coro di disapprovazione. Come si può mai accusare tutta quella gente di discriminazione?
Per provare se effettiivamente c'è discriminazione, vengono organizzate audizioni dietro uno schermo, per consentire alla sola musica di essere il fattore di selezione. Il risultato sorprendente è che la percentuale di uomini selezionati rimane in linea con i valori storici.
A quel punto viene suggerito di rifare l'esperimento, ma con i musicisti scalzi, dietro lo schermo.
Senza il clickclack delle scarpe femminili, la percentuale di uomini selezionata si attesta intorno al 50%.
Purtroppo questo tipo di comportamento è estremamente naturale, per l'essere umano. Un modo per ridurlo è di ammettere che esiste. Eliminarlo è quasi impossibile.
Io non ho tanto un problema che succeda, le mie aspettative per gli esseri umane sono molto basse. Mi secca però tanto che non si ammetta che gli arbitri hanno gli stessi limiti degli altri essere umani, anzi ti schifano se dici che c'è costante interferenza arbitrale nei nostri test match.
Poi chi sono io per dire agli altri come divertirsi. Ma dopo che ho raggiunto questa conclusione, non riesco più a seguire le partite con la gioia di prima. Purtroppo.
Non sono d'accordo con la conclusione perché non è un fattore sufficiente a rovinarmi il piacere di seguire questo sport.
Non è sufficiente perché non è generalizzato e gli arbitri che subiscono ancora questi pregiudizi sono sempre meno.
E, soprattutto, se lo seguivi "prima", quando il fattore era davvero ingombrante e condizionante, a maggior ragione dovresti divertirti adesso che sta sempre più scemando.
Come ho già scritto in passato, è abbastanza curioso che venga travisato un precetto sacrosanto del rugby ("le decisioni arbitrali non si discutono", "non si parla dell'arbitraggio") indirizzato esclusivamente ai giocatori in campo e lo si trasferisca agli osservatori, appassionati e tecnici, che a mio avviso, invece, DEVONO discutere di queste cose. Discuterne certamente in maniera civile e senza pregiudizi, per contribuire alla crescita del movimento.