luqa ha scritto:Vado in ordine, alla mia maniera.
Tanu.
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Pam
Per la verità non sono sicuro che si possa definire la scuola italiana una scuola di contenuti e non di metodo. Perché allora dovrebbe decadere per principio il vulnus della supremazia culturale dei liceali che si ha anche a Ingegneria.
Nella quale, rispondo anche a Borghese, era proprio il "metodo" che veniva ad essere ricercato: non sapere le cose, ma sapere come imparare certe cose.
Ed era questo il motivo per il quale il laureato in ingegneria italiano era ben visto anche all'estero: molto preparato a livello scientifico, rapido nell'adattarsi, poca esperienza sul campo, ma pronto ad imparare.
Adesso sulla triennale, i "vecchi " dicono che si fa poca preparazione di base.
Io, che difendo l'esistenza della treinnale che per me era indispensabile già quando ne discutevamo nel '90 (sono un ex-panterino), penso che i mali peggiori, nel settore ingegneristico siano stati la pletora di titoli creati, eleimnando di fatto la possibilità di crearsi un vero curriculum personale, e l'essersi imposti critetri di "standrad di produzione": <dobbiamo sfornare X ingegneri, con X =300% di dieci anni prima>, non dobbiamo sfornare più ingegneri, accettando che la preparazione media sia inferiore ma conservando le punte di eccellenza.
Tra parentesi , io sono perito informatico (anno '86): alle superiori non abbiamo fatto tutto il software possibile, ma abbiamo appreso un modo di fare programamzione o di studiare i sistemi che ci permetteva , in media, di apprendere rapidamente i nuovi software.
vero che un po' di pratica inpiù non farebbe mai male, ma allora decidiamoci tra ingegnere junior e perito senior, che la stessa cosa non si può essere.
Imprese? Adesso ce ne sono anche troppe.
Resta da vedere se ti insegnano o ti spremono. Va chiesto a chi fa tirocinio con loro.
Scusa Luqa, ma credo stiamo dicendo la stessa cosa. Il fatto che la ns scuola sia di contenuti, vuol dire che le direttive ministeriali sono sul programma da svolgere (anche se sempre meno direttive), e non sul come, cioè sul metodo. Poi, nessuno vieta a degli insegnanti coscienziosi e preparati (quei pochi che sentono ancora il loro lavoro come una missione) di dare molto di più: oltre ad un buon contenuto anche un metodo di apprendimento e di indagine.
Prova ne è che Tu hai trovato liceali, in teoria più preparati, ma di fatto più scarsi. Questi, purtroppo per loro, avevano ricevuto scarsi contenuti e probabilmente nessun metodo.
Circa le esperienze persoanli, credo che ognuno di noi rappresenti un mondo a sé con i suoi lati affascianti e difficili. Data la lunghezza, ahimé, della mia vita passata, Vi risparmio i miei travagli, traguardi, sconfitte, soddisfazioni, ecc... Siatemene grati!
Sula collaborazione scuola-azienda, c'è poco da scandalizzarsi, uno specializzando o un "formando", chiamiamolo come si vuole, DEVE essere necessariamente "spremuto", inteso com eimpiegato al meglio per poter trarre dal suo lavoro il maggior valore aggiunto. Solo così l'azienda può permettersi il "lusso" di farlo entrare e lui può mettersi in luce. Poi se l'imprenditore non riesce ad apprezzare la persona che si è dimostrata valida e ad offrirle una prosecuzione di rapporto, vuol dire che non è un bravo imprenditore. Lo "spremuto" sarà deluso, ma sono certo che avrà imparato comunque e potrà giocare le sue carte su altri tavoli. Ma quanti hanno voglia di cambiare di tavolo?
pam
RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.